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Romanzo gotico che mescola elementi fantastici legati alla scienza e horror. Molto più horror nel suo sviluppo che fantascientifico, anche se questo aspetto in realtà insegue la storia nel libro assai di più che il vecchio film del 1931. Dal libro si può dire che siano stati tratti liberamente entrambi i primi due iconici film dedicati allo scienziato e alle sue creazioni. Il libro presenta importanti differenze rispetto ai film. Apre con un capitano di nave inglese, Robert Walton, che invia alla sua amata sorella, Margaret Saville, delle lettere in cui le racconta del suo sogno di scoprire il passaggio a nord-ovest. E che inaspettatamente, in mezzo ai freddi ghiacciai dell'alto nord, vide una figura enorme su una slitta, inseguita da un'altra. La prima si dileguo, e alla seconda poté portare soccorso. Era il giovane Viktor Frankenstein che inseguiva la sua creatura. Frankenstein, semicongelato, pazzo, tormentato, emaciato, gli raccontò la sua storia. Un giovane brillante che studiò inizialmente da autodidatta e si appassionò al mago Cornelio Agrippa e agli alchimisti Paracelso e Alberto Magno.
Ma per una malattia la madre morì e sconvolto Viktor decise di superare la morte e creare un essere umano più intelligente, salubre e longevo.
Possiamo vedere in questo disegno il prototipo fantastico di tutti i Robot, cyborg ed esserei sintetici vari.
Iscritto all'università, i suoi studi magico-alchemici vennero derisi, e complice la vista ravvicinata di un fulmine, decise di studiare questa volta le scienze naturali, l'elettricità e il galvanismo. Divenne presto lo studente più bravo, anche superiore ai suoi professori, e questa volta con le sue conoscenze mediche e modernizzato il suo approccio alchemico secondo dei veri metodi e conoscenze scientifiche, seppe creare la vita da resti di cadaveri uniti assieme. Il nuovo nato, creato grande per facilitarne l'assemblaggio, era orribile, fortissimo e dalla mente vuota. Viktor fu preso subito dall'orrore e la creatura, preso un cappotto del suo creatore, fuggì via.
Dopo del tempo, terminati a fatica gli studi (temeva di essere perseguitato dal mostro), Viktor tornò dall'università di Ingolstadt in Germania, alla sua città, Ginevra. Ma il mostro lo insegui e disgrazie ne nacquero. Poi finalmente i due si reincontrarono e il mostro propose un patto per evitare ulteriori sofferenze a entrambi: gli chiese che gli crei una compagna come lui, e poi sarebbe sparito in isolamento in un altro continente. Viktor accettò l'offerta, ma poi tornò sui suoi passi. Allora anche il mostro tornò sui suoi passi. Inevitabile. E dopo molto altro dolore a Frankenstein non gli restò nessun proposito salvo quello di farla finita in uno scontro mortale con la creatura. Che però era dannatamente sfuggente. E Victor si trovò ad inseguirla per mari e monti, fino ai freddi confini del mondo, dove si incontrarono col capitano Walton.
Il mio pensiero. A dire il vero leggere questo libro è stato quasi sempre una tortura. Non è esattamente un libro che mi ha acceso, anzi. L'ho addirittura letto molto a rilento, con lunghe pause, e quindi con una buona dimenticanza dei fatti precedenti. Ma ho voluto ugualmente presentarlo perché la Creatura è davvero il padre di tutti i Robot, replicanti, alcuni tipi di non-morti e via dicendo. Ho anche preso nota che il mostro ha una voce ruvida, rauca. E questo, insieme ad altri elementi, mi ha fatto capire che anche Fener di GS e Shrike di Macchine Mortali sono suoi derivati.
Un po' come tutti i film dell'orrore, questo libro ha il suo fondamento in alcuni comportamenti del protagonista, pavidi ed egoisti. In sostanza nessuno sa che cosa ha fatto. Quindi nessuno sa dell'esistenza della creatura e perciò le disgrazie, le colpe e le responsabilità non vengono appuntate al Mostro e a lui, ma ad altri poveracci. Frankenstein è terribile, perché tacendo, e continuando a tacere, ha esposto, e senza protezione, tutti quelli intorno a lui che il mostro prendeva di mira. E continua con questo atteggiamento assurdo praticamente fino alla fine. E il grosso del contrasto derivava dalla ripugnanza che provava, che lui gira in malvagità e malignità della creatura, attribuendogli emozioni che essa non ha. Aggiungo che comunque anche la Creatura valuta similmente il proprio operato. Io non la voglio giustificare, ma tutto questo male non l'ho visto. Tutto in realtà dipende dalla sua profonda sofferenza e impulsività. In sostanza il romanzo trae la sua linfa dalla mancanza di fiducia, dall'incomunicabilità e sordità dei protagonisti. Invero, questo è tutto dalla parte di Frankenstein. Il romanzo è quasi sempre una interminabile lagna di Viktor. Un'autocommiserazione barocca, ripetitiva e noiosa. Ed è un continuo alternare fra momenti in cui emerge dell'ottimismo di vivere e momenti di sgomenta disperazione. Ciò serva a coprire la mancanza dell'unica azione necessaria che doveva fare: spiegare a qualcuno cosa aveva fatto prima che fosse troppo tardi. E invece no. Assistiamo ad un tragico giuoco mortale in cui il nostro mette a rischio la vita non sua, ma di chi gli sta vicino. Sempre per voluta cecità interpretativa. Il suo è inevitabilmente un perverso tacere delle cose sane da fare. Non fa che parlarsi addosso continuamente. Il succo che ne viene fuori è una sotterranea faida allucinata.
Le parti migliori del romanzo sono quelle in cui invece è la creatura a parlare. Il contatto di nascosto con degli uomini, gli ha permesso di capire pian piano il significato delle parole, dei concetti. Ora può vedere in profondità l'ambiente che lo circonda. Questa parte è davvero sorprendente e bello vedere come qualcosa che era praticamente vuota, pian piano si riempie e riesce a sviluppare le identità e le separazioni fra le cose e i concetti. L'autrice è stata base a far rientrare nella descrizione anche cose che normalmente si danno proprio per scontate. Anche per chi non sa niente. La Creatura sa meno di niente. Ma poi ascolta e impara da alcune importanti letture: Rovine o Meditazioni sulla rivoluzione degli imperi di Volney, Il Paradiso perduto di Milton, Le Vite di Plutarco e il Werther di Goethe. Ciò che il mostro deforme vuole è entrare in compagnia, far parte dell'umanità. Fa anche delle gentilezze agli uominidi nascosto. Ma per essi la sua sola vista è un abominio da distruggere. Condannandolo alla solitudine più estrema. Braccato e fugiasco. Questo dolore e questo rifiuto sono insopportabili. E lui reagisce. E sebbene il suo intimo sia profondo e gentile, non può resistere all'impulso, all'ira, di aggredire in qualche modo il principale responsabile delle sue pene: il suo creatore. Che lo ha creato e poi abbandonato.
Di seguito un quadro che ha ispirato un momento importante del libro. Si tratta di uno spoiler importante, per cui lo metto sotto spoiler.
L'Incubo, di Fuseli, che ha ispirato la scena della morte di Elisabeth
Qui un bell'approfondimento. https://anthropotopia.blogspot.com/2018/11...ry-shelley.html E' in spagnolo, ma col traduttore passa la paura. Avviso che si tratta di una analisi profonda, per cui si rivela tutto. Anche l'immagine spoilerata qui sopra viene da lì.
Questi riferimenti al creatore cattivo, sembrano proprio di matrice anticristiana.
A fronte di queste informazioni, è possibile vedere che vi sono più di un riferimento al citato Shrike, e nel campo dei cartoni, in Daitan 3, Haran Banjio e Don Zauker, sembrano aver ereditato caratteristiche dai personaggi e dal mostro in particolare, del romanzo di Frankenstein. In casa Hokuto, il mostro di Frankenstein ha chiaramente ispirato Devil, Il figlio del Diavolo, e molto probabilmente anche Jagi, il fratello di Ken, e soprattutto Raoul, che condivide anche molti tratti psicologici e sentimentali col mostro (e qualcosa forse anche con Viktor), oltre alla forza, alla stazza e alla morte (che non dico per non spoilerare).
PS Sembra che il libro sia stato ispirato al nascente Darvinismo e ai nascenti esperimenti con l'elettricità. Ma non ho approfondito.
PPS: Da wiki
CITAZIONE Prometeo
Il sottotitolo del romanzo, Il moderno Prometeo (The modern Prometheus), allude all'aspirazione degli scienziati di poter fare tecnicamente qualsiasi cosa, tema centrale dell'opera. Vi sono due versioni della storia di Prometeo che Mary Shelley cerca di unificare:
il Prometeo della mitologia greca, un titano ribelle che ruba il fuoco dall'Olimpo per donarlo all'umanità e salvarla, da cui viene tratto il tema della ribellione contro il destino; la rielaborazione romana della leggenda di Ovidio (dalle Metamorfosi), in cui Prometeo plasma gli esseri umani dalla creta.
In generale, nell'intero periodo romantico, la figura di Prometeo era vista come un modello, in quanto incarnava il ribelle per eccellenza, a conferma del titanismo che tanto piaceva agli autori dell'Ottocento[4]. Prometeo Liberato era, inoltre, il titolo di uno dei libri pubblicati dal marito Percy nel 1820. Anche da questo approfondimento si possono vedere delle similitudini con il D3. Sozo- Frankenstein che crea Don Zauker-Creatura. E a cascata il pensiero unico della bambola meganoide, la conquista dello spazio, e il pensiero unico di Benjio, distruggere tutti i meganoidi. Per la tesi che vuole Banjio essere in realtà una bambola meccanica pure lui, e che si accorge di esserlo solo alla fine.
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